Messaggio per il Natale 2021

Carissimi fratelli e sorelle dell’Arcidiocesi di Messina -Lipari-Santa Lucia del Mela, siamo giunti quasi alla fine del 2021 e ancora non siamo usciti dall’incubo della pandemia del Covid 19: il Natale arriva con questa preoccupazione.
Gesù ci viene a visitare, apriamo il cuore per accoglierlo e, accogliendo Lui, il Figlio di Dio, lasciamoci interrogare dal dono della Sua presenza.

Tutti gli ambiti della vita, in maniera diversificata e trasversale, sono toccati dalla preoccupazione del contagio.

Nel rispetto delle varie sensibilità, delle valutazioni e delle norme che disciplinano la vita sociale ci rendiamo conto che il limite della fragilità e della vulnerabilità va superato.

Nella mia riflessione, offerta in occasione dell’inaugurazione del percorso sinodale in Diocesi, ho voluto richiamare il valore della virtù della speranza con le parole del poeta Charles Péguy, “la fede che mi piace di più è la speranza”.
Ancora oggi, in occasione del Natale, mi piace ribadire e confermare il valore della speranza, con le parole del Card. Leon Joseph Suenens:

“Sperare è un dovere, non un lusso,
sperare non è sognare,
ma è la capacità di trasformare
un sogno in realtà
Felici coloro che osano sperare
e che sono disposti a pagare il prezzo
più alto perché il loro sogno prenda corpo
nella vita degli uomini”.

 La venuta di Gesù nel mondo è fonte di speranza per l’uomo. Il Dio che si è fatto uomo ha abbracciato la nostra umanità perché l’uomo, da Lui visitato, abbracciasse e vivesse della Sua divinità, perché si adoperasse a trasformare i sogni da utopie in realtà; per realizzare ciò è necessario l’impegno, lo zelo e la partecipazione di tutti e di ognuno.

Nel contesto nel quale stiamo conducendo la nostra vita, mi piace anche richiamare un piccolo brano del libro della Genesi, quello nel quale Dio chiede conto a Caino della vita di suo fratello Abele: «Mentre erano in campagna, Caino alzò la mano contro suo fratello e lo uccise. Allora il Signore disse a Caino: “dov’è Abele, tuo fratello?”. Egli rispose: “Non lo so. Sono forse io il custode di mio fratello?». (Gen 4, 8 – 9)

Non bisogna dire bugie a sé stessi, non bisogna ingannare sé stessi e il prossimo, è urgente non autogiustificarsi ma rendersi responsabili, con gioia, della vita di ogni fratello di qualsiasi età, religione, razza o stato sociale.

Il Santo Natale diventa così un’occasione per annunciare contro la cultura della paura la forza della speranza, contro la cultura dell’indifferenza quella della prossimità, contro la cultura dello strapotere quella del servizio, contro la cultura della deresponsabilizzazione quella delle proprie responsabilità e contro la cultura della morte l’annuncio profetico della cultura della vita.

Papa Francesco, nella enciclica “Fratelli tutti” al n. 66, guardando il modello del buon samaritano così si esprime: «È un testo che ci invita a far risorgere la nostra vocazione di cittadini del nostro Paese e del mondo intero, costruttori di un nuovo legame sociale. È un richiamo sempre nuovo, benché sia scritto come legge fondamentale del nostro essere: che la società si incammini verso il perseguimento del bene comune e, a partire da questa finalità, ricostituisca sempre nuovamente il suo ordine politico e sociale, il suo tessuto di relazioni, il suo progetto umano. Coi suoi gesti il buon samaritano ha mostrato che “l’esistenza di ciascuno di noi è legata a quella degli altri: la vita non è tempo che passa, ma tempo d’incontro”». La nascita di Gesù nella capanna di Betlemme ci dice come Dio, per incontrarci, si è fatto prossimo a noi.

Non possiamo più accontentarci di un cliché o di comportamenti stereotipati che soffocano il vero senso del Natale, abbiamo bisogno di uscire dalla dittatura dell’emotività, della istintività e dei luoghi comuni e, senza nulla togliere a quanto di buono e di bello è ormai radicato nelle tradizioni, ritorniamo a contemplare il mistero del Dio fatto uomo per ridare senso e dignità alla nostra umanità.

Auguro a tutti di vivere il Santo Natale come i pastori che, mentre vegliano per custodire il loro gregge, diventano destinatari della gioia della rivelazione da parte di un angelo, si pongono in ascolto, si lasciano avvolgere di luce, si liberano da ogni timore, credono nella salvezza del Messia e diventano annunciatori generando stupore agli increduli.

Auguro a tutti che la nascita di Gesù, illumini le tenebre che avvolgono il mondo, in particolare il mio pensiero va alle famiglie e a tutti coloro che, attraversati dal dolore, sono “gli invisibili” o “i senza voce”, tutti i piccoli che nel nascondimento sono i veri adoratori del Dio fatto piccolo, Luce del mondo.

A tutti buon Natale e buon anno 2022.

+ Giovanni Accolla
Arcivescovo

24-12-2021
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