Omelia nell’apertura della fase diocesana del Sinodo dei Vescovi

17-10-2021

 

 

 

Liturgia della Parola in occasione dell’apertura della fase diocesana del Sinodo

 

OMELIA DELL’ARCIVESCOVO MONS. GIOVANNI ACCOLLA

 

Basilica Cattedrale di Messina, 17 ottobre 2021

 

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Gentili autorità civili e militari

Carissimi fratelli di tutte le confessioni

Presbiteri, diaconi, seminaristi

Consacrati e Consacrate

Fratelli e sorelle tutti

 

oggi siamo riuniti in preghiera per avviare il cammino sinodale nella nostra Chiesa di Messina-Lipari-Santa Lucia del Mela in comunione con tutta la Chiesa, accogliendo l’invito del Santo Padre, Papa Francesco, a vivere questo momento come un vero momento di grazia confermandoci nella comunione, elevando la responsabilità e lo zelo della partecipazione e vivendo la missionarietà con la testimonianza profetica del gioioso annuncio del Vangelo.

Nel “Documento sul processo sinodale” offertoci dalla Segreteria Generale per il Sinodo dei Vescovi siamo esortati, conformemente a quanto richiamato dal magistero della Chiesa, a prenderne parte “considerando che le chiese particolari, nelle quali e a partire dalle quali esiste l’una e unica Chiesa cattolica, contribuiscono efficacemente al bene di tutto il corpo mistico, che è pure il corpo mistico delle Chiese (cf. Lumen Gentium 23), un processo sinodale integrale si realizzerà in modo autentico solo se si coinvolgono in esso le Chiese particolari”.

Papa Francesco ci esorta a considerare il processo sinodale non come un’attività di indagine socio-culturale o un convegno realizzato per produrre un documento, bensì come un’apertura del cuore ad accogliere i doni dello Spirito Santo: un processo che si realizza camminando insieme attraverso l’esperienza dell’incontro, dell’ascolto e del discernimento.

Il poeta Charles Péguy faceva dire a Dio: “La fede che mi piace di più è la speranza”. Pensando ad un cammino insieme, quale apertura del cuore della nostra Chiesa particolare verso tutti coloro che vivono nelle nostre città e nei nostri territori, non posso non pensare che il nostro cammino debba essere un “cammino di speranza”.

Oggi, dopo che la pandemia, ancora in corso, ha destabilizzato e sconvolto la società e la stessa vita ecclesiale, è opportuno che la Chiesa risplenda e diventi testimone di speranza per se stessa e per il mondo. Il cammino sinodale è un particolare momento di grazia per rigenerare in tutti vita nuova.

In analogia ad ogni cammino penso che sia opportuno considerare alcuni aspetti: il luogo dal quale si parte, la strada da percorrere, la meta da raggiungere e, ancora, gli strumenti e le risorse a disposizione.

  • Il luogo: esso è da identificare con tutti i luoghi esistenziali, quelli delle nostre comunità ecclesiali e quelli del vissuto della gente comune. Luoghi ricchi di fragilità, ma anche di tantissime risorse e virtù. Il Signore ci dia il dono del discernimento non per giudicarli ma per valorizzarli come doni di vita.

 

  • La strada: quella più breve, più agevole, più sicura o quella da spianare? Dobbiamo vivere con il senso della realtà, guardando la testimonianza del profeta Isaia e di Giovanni Battista, “Voce di uno che grida nel deserto: preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri” (Mt 3,3). Possiamo aprire il cuore e rendere visibile Gesù nel mondo solo se accogliamo i doni e la voce dello Spirito. “Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento” (Mt 3,17).

 

  • La meta: Padre, è venuta l’ora: glorifica il Figlio tuo perché il Figlio glorifichi te. Tu gli hai dato potere su ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato. Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo” (Gv 17, 1-3). La meta è guadagnare la vita eterna, conoscere Gesù e vivere in Lui. Oggi l’uomo ha un grande desiderio di conoscere Gesù: Via, Verità e Vita. Non possiamo emarginarLo, censurarLo, nasconderLo. Solo configurando totalmente la nostra vita a quella di Cristo Lo rendiamo visibile e presente nel mondo, non lo sottraiamo a quanti Lo cercano.

 

  • Gli strumenti e risorse, per un cammino di speranza: centro e fulcro della vita cristiana è l’Eucarestia, l’azione liturgica per eccellenza, che ci consente di camminare nella comunione, di elevare l’impegno della partecipazione e di vivere la “gioia dell’Annuncio”.

Nel Costituzione Conciliare sulla Sacra liturgia al n. 2 così leggiamo: “La liturgia infatti, mediante la quale, specialmente nel divino sacrificio dell’Eucarestia, si attua «l’opera della nostra redenzione», contribuisce in sommo grado a che  i fedeli esprimano nella loro vita e manifestino agli altri il mistero di Cristo e la genuina natura della vera chiesa, che ha la caratteristica di essere  nello stesso tempo umana e divina, visibile ma dotata di realtà invisibili, ardente nell’azione e dedita alla contemplazione, presente nel mondo e tuttavia pellegrina” …….. “In tal modo la liturgia, mentre ogni giorno edifica quelli che sono nella chiesa in tempio santo del Signore, in abitazione di Dio nello Spirito, fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo, nello stesso tempo in modo mirabile irrobustisce le loro forze per predicare Cristo; e così, a coloro che sono fuori, mostra la chiesa come segno innalzato sui popoli, sotto il quale i dispersi figli di Dio si raccolgano in unità, finché si faccia un solo ovile e un solo pastore”. (SC 2)

 

Mi piace citare alcune pillole di spiritualità del Cardinale Van Thuan come strumenti utili per incamminarci insieme in un cammino di speranza: “se sei legato con una corona d’oro non sei pronto per questo cammino”. Il segreto di questo cammino prevede tre stadi: A) Partenza: “rinunciare a se stessi” B) il dovere: “Prendi ogni giorno la tua croce” C) La perseveranza: “Seguimi”.

Il brano degli Atti degli Apostoli sembra delineare proprio questi aspetti: gli apostoli infatti si trovavano “tutti insieme nello stesso luogo” (At 2,1); il potere di annunciare scaturisce dall’accoglienza dello Spirito Santo. L’azione missionaria degli apostoli segue l’effusione dello Spirito, accolto nella gioia della comunione fraterna: “Erano perseveranti nell’insegnamento degli apostoli e nella comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere”. (At 2,42) Un sostanziale cambiamento della vita della nostra Chiesa particolare, come chiesa in perenne missione, non può che avvenire solo se sapremo aprire il cuore ai doni dello Spirito, attraverso l’esperienza della comunione fraterna. Tutti udranno e comprenderanno le grandi opere di Dio nella loro lingua, nelle loro condizione di vita.

La Liturgia è il culto della Chiesa. “È il culmine verso cui tende l’azione della Chiesa e, al tempo stesso, la fonte da cui promana tutta la sua energia. Il lavoro apostolico, infatti, è ordinato a che tutti, diventati figli di Dio mediante la fede e il battesimo, si riuniscano in assemblea, lodino Dio nella Chiesa, prendano parte al sacrificio e alla mensa del Signore. A sua volta, la liturgia spinge i fedeli, nutriti dei «sacramenti pasquali», a vivere «in perfetta unione»; prega affinché «esprimano nella vita quanto hanno ricevuto mediante la fede»” (SC 10).

Ognuno di noi scopre e aspira ai “carismi più grandi “se ogni giorno nell’Eucarestia vive la gioia dell’“incontro” con Gesù, se riesce ad essere “corpo di Cristo, ciascuno per la sua parte, come membro del Suo corpo” (cfr. 1 Cor 12, 12-30), cioè nella fedeltà alla chiamata che nel battesimo ha ricevuto.

Oggi diventa urgente che le comunità ecclesiali riflettano su come coniugare azione liturgica e vita. E’ un binomio inscindibile! Pertanto, invito tutti i ministri di culto e i fedeli a rivedere attentamente come celebrano e come incarnano, nell’azione pastorale, quanto celebrano.

Le nostre liturgie siano sobrie, senza confondere l’azione liturgica con il cerimonialismo. Perché azione liturgica possa essere segno visibile di annuncio e inizio di testimonianza, non ci si confonda con cerimonie baroccheggianti che rischiano di enfatizzare le forme, mortificando i doni di una autentica testimonianza del “popolo orante”: le offerte “pure, sante, gradite a Dio”.

L’area presbiterale sia anch’essa austera: prevalga la centralità dell’altare e del luogo della proclamazione della Parola di Dio; la sede del celebrante non si sovrapponga mai al tabernacolo o addirittura lo copra. Al centro ci sia Gesù, Verbo di Dio realmente presente nell’Eucarestia. La sede della presidenza non prevalga mai sull’altare e sull’ambone, abbia un suo spazio che consenta lo sguardo sull’assemblea senza filtrare o oscurare lo sguardo del popolo di Dio sull’altare e sull’ambone.

Si proponga ai fedeli l’adorazione eucaristica come esperienza di contemplazione e opportunità d’incontro con il Signore Gesù, preludio dello zelo missionario per aprire il cuore all’incontro con i fratelli nell’esperienza del dialogo e nella testimonianza della carità. Le opere di misericordia corporali e spirituali siano il terreno fertile di un dialogo attento con tutti gli uomini del nostro tempo, il segno visibile che ci stiamo liberando “dalle catene d’oro” per camminare insieme accanto ai “piccoli”, quelli prediletti da Gesù per rivelare i misteri del Regno di Dio.

La Madonna della Lettera, nostra Madre e Regina, veloce ascoltatrice, interceda per noi e ci accompagni in questo cammino sinodale per testimoniare nel mondo la gioia di “Cristo Risorto”.

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