PER PROCLAMARE L’ANNO DI GRAZIA. Riflessione pastorale e indicazioni operative per il Grande Giubileo e la Missione 2000. Messina 1999 – 2000

1. Per proclamare l’Anno di Grazia – Riflessione pastorale

1. Siano rese grazie a Dio, Padre di ogni bene, che in ogni comunità cristiana offre a tutti occasioni per far maturare la fede.

Quest’anno, l’inno di lode e di ringraziamento diventa particolarmente intenso e unanime perché il Padre ci offre la possibilità di celebrare il Grande Giubileo nel bimillenario dall’Incarnazione del Figlio suo Unigenito.


2. A questo evento ci siamo preparati con un cammino triennale secondo le indicazioni consegnate dal Papa Giovanni Paolo II nella Tertio Millennio Adveniente (TMA). Sulle orme di Gesù Cristo, unico Salvatore del mondo, ieri, oggi e sempre (1996), condotti dallo Spirito Santo, dono di verità e di vita (1997), siamo pervenuti alla contemplazione del Padre ricco di misericordia (1998).

Nel medesimo itinerario abbiamo approfondito come passare “Da una pastorale di conservazione ad una pastorale missionaria” e ci siamo preparati alla Missione 2000, logica continuazione e naturale sviluppo delle linee pastorali A partire dalla parrocchia (1997) e del programma Gli corse incontro (1998).

3. Unita alla gratitudine eleviamo la supplica al Padre che ci invita a volgere lo sguardo su coloro che vivono nella ferialità, a volte in una sofferta lontananza da lui e in un’esperienza umana dai risvolti non sempre sereni.

Il Padre segue con vigile premura la nostra perplessità di fronte ad una società complessa, difficile da capire, straordinaria nelle sue progettualità, inquietante nelle sue potenzialità distruttive, provocatrice nella sua richiesta di abitarla. Egli si pone amorevolmente in ascolto dei nostri interrogativi: come rimanere presenti da cristiani nella storia di oggi? Cosa occorre per saper camminare accanti ai tanti fratelli dal cui cuore mai si è cancellato il desiderio di Dio? Chi e che cosa può essere di aiuto nell’alimentare, nell’accompagnare la loro decisione di incontrarsi con Dio?

4. Ancora una volta, il Padre di infinita misericordia, in risposta alle nostre richieste di aiuto, ci invita alla “Festa” per il “Figlio risorto e tornato in vita”. Ci accoglie nella sua casa, ci raduna al Banchetto di festa nelle nostre Assemblee eucaristiche. Lì attorno alla mensa, notando il posto lasciato vuoto dal “Fratello lontano” e cogliendo sul volto del Padre il grande desiderio del suo ritorno, impariamo la carità missionaria. 

5. Il Padre ci dona suo Figlio che a noi consegna il suo programma di vita (Luca 4): nella forza dello Spirito vince le tentazioni, rivela la sua identità, inaugura la sua missione, apre un Anno di Grazia. Nel Cristo Signore ritroviamo il cammino esistenziale di ogni uomo e di ogni comunità che si lascia interpellare dalla Parola e si consegna allo Spirito per costruirsi nell’adesione totale a Dio.
    Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano e fu condotto dallo Spirito nel deserto dove, per quaranta giorni, fu tentato dal diavolo. 
Non mangiò nulla in quei giorni; ma quando furono terminati ebbe fame. Allora il diavolo gli disse: “Se tu sei Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane”. Gesù gli rispose: “Sta scritto: Non di solo pane vivrà l’uomo”. Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito Santo e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle loro sinagoghe e tutti ne facevano grandi lodi. 
    Si recò a Nazaret, dove era stato allevato; ed entrò, secondo il suo solito, di sabato nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; apertolo trovò il passo 
dove era scritto: 
    Il diavolo lo condusse in alto e, mostrandogli in un istante tutti i regni della terra, gli disse: “Ti darò tutta questa potenza e la gloria di questi regni, perché è stata messa nelle mie mani e io la do a chi voglio. Se ti prostri dinanzi a me tutto sarà tuo”.Gesù gli rispose: “Sta scritto: Solo al Signore Dio tuo ti prostrerai, lui solo adorerai”.
Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi e predicare un anno di grazia del Signore. 
    Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul pinnacolo del tempio e gli disse: “Se tu sei Figlio di Dio, buttati giù; sta scritto infatti: Ai suoi angeli darà ordine per te, perché essi ti custodiscano; e anche: essi ti sosterranno con le mani, perché il tuo piede non inciampi in una pietra”. Gesù gli rispose: “E’ stato detto: Non tenterai il Signore Dio tuo”.
Poi arrotolò il volume, lo consegnò all’inserviente e sedette. Gli occhi di tutti nella sinagoga stavano fissi sopra di lui. Allora cominciò a dire: “Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi”.
    Dopo aver esaurito ogni specie di tentazione, il diavolo si allontanò da lui per ritornare al tempo fissato.
Tutti gli rendevano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: 
“Non è il figlio di Giuseppe?”. 

6. Come ogni nostro fratello che vive in questa società, affascinati da una cultura incentrata sull’idea del “possedere” e del “consumare”, pure noi forse abbiamo provato: “Di’ a questa pietra che diventi pane”. Ne è derivato uno stile di vita che spesso sacrifica serenità ed equilibrio personale, vita familiare e relazioni con gli altri, impegno sociale e partecipazione politica, formazione professionale e creatività imprenditoriale. E’ grande il rischio che rimanga disattesa la risposta ai bisogni fondamentali della persona. Si sono ridotti lo spazio per la ricerca delle risposte al senso della vita e della morte, del dolore e dell’amore, del desiderio di Dio e del suo rifiuto.

Anche nelle comunità cristiane non sempre la ricerca e l’uso dei beni sono esenti dal fascino del denaro e della sua logica. L’annunzio del Vangelo, la carità e l’immagine stessa di chiesa ne rimangono feriti.

7. Forse anche noi, figli di questa società costruita sulla competizione e sull’efficienza, subiamo il fascino del potere e della gloria. Ne rimane impoverita la persona e mortificata quella vivacità di relazioni interpersonali costruite sul valore e il rispetto degli altri, sul confronto e la ricerca di soluzioni partecipate e democratiche. Determinate scelte economiche e comportamenti quotidiani collettivi creano grande sofferenza in tanta gente le cui esigenze sono sacrificate a logiche perverse di efficienza. Simili presupposti soprattutto quando si infiltrano anche nella vita ecclesiale, sono preoccupanti per le conseguenze negative nell’evangelizzazione e nella vita delle nostre comunità.

8. Buttati giù…Ti custodirà. L’aspirazione ad una libertà senza limiti, la rivendicazione della creatività personale, l’assolutizzazione della propria realizzazione, talvolta possono alimentarsi a distorte concezioni ed esperienze del “sacro”. Tanti sono i riflessi di una religiosità “fai da te”, dove Dio rimane una costruzione dell’uomo ad uso e consumo proprio: scelta di aspetti religiosi soggettivamente ritenuti graditi, relativismo morale, appartenenze ecclesiali parziali e condizionate.La religiosità immatura e distorta lascia l’uomo disorientato e impaurito di fronte al Dio di Gesù Cristo. Spesso le nostre comunità pagano un prezzo alto ad esperienze motivate dalla ricerca di originalità ad ogni costo o al desiderio di rispondere ad attese individualistiche. Si smorza lo slancio missionario e si consolida una sorta di “narcisismo” ecclesiale e di “idolatria” delle proprie creazioni pastorali. 

9. Cristo, uomo libero e liberatore, vince le seduzioni e le lusinghe di Satana, rimanendo radicato nella Parola di Dio, perché “Non di solo pane vive l’uomo”. 
I discepoli del Signore sperimentano che la Parola proclamata nelle Assemblee liturgiche è “pane” indispensabile e guida sicura per gestire con saggezza i beni di questi mondo, aprendo con generosità il cuore ai bisogni dei fratelli. 
Il riconoscimento e l’adorazione di Dio unico e onnipotente ci fanno riscoprire ogni domenica che la vocazione fondamentale di ciscuno è realizzarsi nell’amore, ponendosi da fratello di fronte ad ogni altro uomo. 
“Non tenterai il tuo Dio” è la proposta di un’autentica esperienza di fede che educa le nostre comunità a consegnare se stesse a Dio, lasciando che sia Lui a pronunciare l’ultima e definitiva parola, e verificando la verità della loro vita nel servizio dei fratelli. 
10. Gesù entrò secondo il suo solito, di sabato, nella sinagoga… Si alzò a leggere. Anche noi, come consuetudine, ogni domenica, ci riuniamo in Assemblea dove si nasce alla fede e dove si è educati a vivere da cristiani. 
Lì il Risorto apre per noi il libro per svelarci cosa avviene nell’evento liturgico e per introdurci sempre più nel suo Mistero di consacrato e di inviato dallo Spirito. 
Lì lo Spirito rende sacramento di salvezza il pane e il vino e, colmandoci della sua presenza, compie il processo di identificazione a Cristo, liberatore e salvatore, e ci consacra per continuare in questo nostro tempo, la stessa missione di liberazione e salvezza. 
11. Per annunziare ai poveri un lieto messaggio. Lo Spirito ci costituisce messaggeri di una Parola che dà gioia e risponde alle attese di un mondo che aspira a prosperità, pace, pienezza di senso, felicità… Ci invia portatori di una Bella Notizia che segna l’inizio di un tempo nuovo: la profezia di Isaia è stata compiuta in Cristo è operante nel cuore degli uomini e della storia. 
Questa missione è coinvolgente e vincolante, perché non c’è proclamazione senza tensione all’esecuzione. Annunzio e realtà divengono quasi un tutt’uno nella persona che proclama: il messaggero stesso rende possibile, con la sua presenza e il suo operare, il compiersi dell’annunzio. 
La Lieta Notizia attraversa la storia: oggi è presente qualcuno che porta novità di vita a quanti vivono umiliati per la prevaricazioni di altri; ai poveri e ai miseri che devono rimettersi all’incerto soccorso altrui, perché non possono accedere ai livelli forti della economia e della finanza; agli infelici, abbandonati a se stessi e costretti ad espatriare perché “Altrove” si è deciso un utilizzo diverso del loro territorio e delle loro risorse, un diverso gioco di influenza politica internazionale. 
La testimonianza profetica scuote i consolidati e impermeabili sistemi di vita perché – oggi – lo Spirito del Risorto, scuote i credenti a prendere coscienza della immeritata miseria – non solo materiale – di tanti fratelli; apre i loro occhi affinché vedano strutture e ordinamenti economici disumanizzanti; fa riscoprire il ruolo attivo delle comunità cristiane nel processo di liberazione dal peccato individuale e da quello sociale. 
Lo stile di vita evangelico delle nostre comunità cristiane, che si liberano da logiche e strutture di controtestimonianza e che sanno usare i beni che generosità altrui e capacità di gestione hanno conservato per rivestire, nutrire e prendersi cura del corpo di Cristo presente nei fratelli poveri, rivela e prepara ad accogliere la sublimità dell’annunzio del Risorto. 
12. Per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista. Lo Spirito ci invia nella società per proclamare che Dio ama questo nostro mondo e prende a cuore le profonde aspirazioni dell’uomo.    

Grazie a questa missione, nuova liberazione attraversa gli immensi campi di coloro che sono fuggiti dai loro paesi a causa della guerra; visita coloro che sono stati costretti a cercare lavoro lontano da casa e ad accettare condizioni disumane di vita e rapporti di lavoro ingiusto; si fa vicina a coloro che sono rimasti prigionieri del loro amore per il lavoro e dei loro sogni di una vita di benessere; incontra quanti hanno visto frantumarsi la loro libertà sugli altari dei miti di una vita senza etica. 
Luce nuova apre gli occhi a quanti sono privati della possibilità di pensare con la propria testa, a quanti hanno posto se stessi come unica legge, a coloro che hanno smesso di chiedersi cosa sia bene e male, a coloro che nell’esercizio della loro professione si sono fatti accecare da doni che corrompono, a quanti nei posti di responsabilità non sono riesciti a vedere e a dare vita alle esigenze di tutto il popolo. 
Lo Spirito muove le comunità cristiane a ridiventare lievito di bene nella storia. Riconsegna ai credenti il compito di far giungere le implicanze dell’amore nei luoghi ove si decide, di prendere posizioni coraggiose per sconfessare scelte, modelli culturali e sistemi costruiti su fondamenti lesivi dei diritti della persona, soprattutto dei più deboli. 
Il sogno e la tensione per una società di fratelli spingono la comunità cristiana a coltivare il senso della giustizia, a costruirsi come luogo di educazione alla partecipazione e alla democrazia, e a moltiplicare esempi di gratuità. 
13. Per rimettere in libertà gli oppressi. Lo Spirito affida questo compito a coloro che partecipano all’Assemblea del Risorto perché agiscano nella storia per prolungare nel tempo i suoi gesti di liberazione: divengono segni umani di riscatto, che a lui rinviano immediatamente. 
La salvezza, così, giunge all’uomo segnato da malattia e infermità. Fa sollevare il capo a quanti sono ai margini della società. Crea speranza per quanti vivono schiacciati da pesanti gioghi di oppressione. Apre orizzonti nuovi a coloro che sono rimasti vittime delle ferree leggi del mercato e non sono più in grado di risollevarsi. Spezza quel cerchio di egoismo che chiude la persona in se stessa e fa trovare modi di presenza e iniziative di aiuto per i più deboli. Trova le via sicura, quella tracciata da Gesù, per giungere alla salvezza. 
14. Per predicare un anno di grazia del Signore. Il tempo, da inesorabile scorrere di eventi e spettatore impassibile di drammi umani, si trasforma in tempo di grazia e di gioia. 
L’Anno di grazia è reso possibile dai credenti che percorrono la via dell’uomo per divenirne compagni premurosi e capaci di guardare ciascuno con occhi pieni di amore per coglierne tutte le immense risorse di bene che tiene nascoste. I semi di bene, sparsi a piene mani da Dio nel cuore degli uomini e nei solchi della storia, possono finalmente mettere radici e fruttificare perché si fa realtà il momento in cui Dio incontra gli uomini e insieme condividono la responsabilità di questo mondo. 
Si va compiendo l’Anno di gioia che vede i cristiani presenti nella storia, innamorati di questo mondo, impegnati a fare della propria laicità una testimonianza di amore, posta a fondamento della famiglia ove tutti i figli di Dio possono ritrovarsi e vedere realizzarsi il loro grande desiderio di incontrarlo. 
15. Gli occhi della società stanno fissi sulle nostre comunità cristiane, non per un’attesa di miracoli né per una sorta di archeologia cultuale e religiosa variamente visitata e usufruita, ma per lo stupore di vedere persone che mettono in gioco se stesse in una testimonianza coraggiosa a favore di tutti, come espressione di un amore senza limiti, come passione per un mondo pensato e voluto più giusto e più buono che prefigura la giustizia e la felicità eterna. 
16. Gli rendevano testimonianza. Uno stile di vita autenticamente evangelico suscita stima e ammirazione, crea attenzione e curiosità, fa sorgere interrogativi, alimenta il desiderio di “vedere”, di sapere “dove abita”, Colui che ispira i cristiani a vivere così. 
La carità rimane via privilegiata della evangelizzazione, grande segno che induce a credere al Vangelo. L’uomo di oggi, dopo essere stato toccato dal segno tangibile della carità, si lascia guidare a scoprire la profondità e le esigenze dell’amore di Dio. Si tratta di saperlo accompagnare con rispetto e delicatezza a percorrere l’itinerario che conduce alla professione esplicita della fede. Viene, dunque, il tempo dell’annunzio chiaro e inequivocabile del Signore Gesù, in un linguaggio che arrivi a tutti e faccia sorgere l’adesione a Cristo e guidi all’ingresso in una comunità cristiana nella quale formarsi per diventare testimoni e annunziatori. 
17. Ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito. L’immissione responsabile e la collaborazione con chiunque opera per il bene nella costruzione della città costituiscono per i cristiani la manifestazione splendida della pienezza dello Spirito operante in loro. Per i cristiani, quindi, la dimensione laicale diviene il linguaggio e la modalità umana attraverso cui la potenza dello Spirito si rende visibile ed opera nella storia per trasformarla e orientarla verso Dio. 
18. La sua fama si diffuse…Tutti ne facevano grandi lodi. Esternamente in nulla diversi da tutti gli altri uomini, i credenti hanno un modo particolare di porsi nelle realtà della vita. Nelle scelte attinenti benessere e difficoltà economica, lavoro e tempo libero, politica e vita familiare, armamenti e uso della forza, difesa dei fondamentali diritti umani e ingerenza umanitaria, ecologia e sviluppo, rivelano una peculiare visione dell’uomo, delle relazioni umane, dell’uso dei beni e dell’autorità, che scaturisce dalla matura esperienza di fede. Il loro modo di valutare, le loro elaborazioni progettuali, le proposte operative, la loro presenza attestano la loro specificità di credenti, attirano stima e simpatia da parte della società apparentemente distratta e indifferente e diventano efficaci operatori della nuova evangelizzazione e portatori tra gli uomini di quella autentica gioia di Cristo che libera e salva. 
 


2. Grande Giubileo – Indicazioni operative

Il Grande Giubileo del bimillenario dalla Nascita di Cristo è un evento di grande rilievo non solo per i cristiani ma per tutta l’umanità. In ogni ora del giorno e nei giorni di tutto l’anno si diffonde l’eco di quell’evento mirabile: Vi annuncio una grande gioia che sarà di tutto il popolo: oggi è nato nella città di Davide un Salvatore, il Cristo Signore (Lc 2,10-11). Il tempo, avvolto dal Mistero di Cristo Signore, è tempo dell’uomo e di Dio (TMA, n. 10). Ne deriva, quindi, il dovere di viverlo bene e di santificarlo.

Il nuovo mosaico del Salvator Mundi, realizzato sull’arco principale nella Basilica Cattedrale è un segno per evidenziare che il Mistero di Cristo è il centro della storia, della fede, della vita ecclesiale, del Giubileo.

Nell’Unigenito, che viene a visitarci dall’alto come Sole che sorge per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre (Luca, 1,78-79) risplende la gloria del Padre. La Chiesa ne irradia la missione.

Il Giubileo cristiano si realizza anzitutto a livello spirituale-personale: è appello alla conversione, alla riconciliazione, per ottenere remissione dei peccati e delle pene (TMA, n. 14).

La Chiesa con le parole di Paolo ripete: “Vi supplico, in nome di Cristo, lasciatevi riconciliare con Dio” (2Cor 5,20). La riconciliazione con il Padre è presupposto della riconciliazione con i fratelli e via privilegiata per superare conflitti etnici e razziali, disgregazioni nelle famiglie e nella società, sopraffazioni e violenze…

Il Giubileo interpella a livello ecclesiale: richiama alla fedeltà persone e ministeri, organizzazioni e progetti. Tutti abbiamo ancora bisogno di convertirci e credere al Vangelo, per rinnovare i propri modi di concepire, vivere e costruire le nostre comunità. Per potenziare ulteriormente quegli atteggiamenti e competenze che favoriscono il passaggio “Da una pastorale di conservazione ad una pastorale missionaria”.

Il Giubileo si esprime a livello sociale: è forte appello alla liberazione, dono di Dio e compito dell’uomo.

Liberazione è principalmente riscatto dal peccato in tutti i suoi aspetti: dal peccato sociale, dalle strutture di peccato. La salvezza che la comunità cristiana celebra non può essere affare privato dei singoli credenti, né messaggio intellettuale o intimistico che ha nulla da dire in campo sociale e politico.

I cristiani sanno di essere chiamati a vivere il Vangelo, a mobilitare la potenza critica dell’amore, a partecipare al processo di liberazione dell’uomo.

I segni Giubilari indicati dal Papa nella Bolla Incarnationis mysterium favoriscono il cammino di rinnovamento personale, ecclesiale e sociale. Attraverso questi segni matura una rinnovata consapevolezza missionaria e si realizza un audace slancio evangelizzatore.


– Il pellegrinaggio ai luoghi della fede è anzitutto itinerario interiore alla ricerca di Dio sulle orme di Cristo, Via al Padre e nostro compagno di viaggio. E’ ripercorrere il cammino della comunità cristiana nell’ascolto della Parola, nella trasformazione operata dai sacramenti, nell’Amore accolto come stile di vita. E’ uscire da se stessi, facendosi pellegrini come Cristo per incontrare i fratelli nelle loro reali situazioni di vita. E’ percorrere le strade di questo mondo come luogo abituale della presenza e dell’azione dei cristiani. 

– La porta della nostra Cattedrale e delle Concattedrali che attraverseremo nell’Anno Giubilare ci ricorderà che Cristo è la porta che fa passare dal peccato alla grazia, dalla morte alla vita (Giovanni 10,9). 
Le nuove formelle bronzee che rivestono la Porta Maggiore della nostra Basilica Cattedrale, ricordano eventi della storia religiosa di Messina e invitano ogni cristiano, ogni famiglia, ogni comunità ecclesiale a crescere nella capacità di “attraversare la Porta”: entrare nell’assemblea per incontrare Cristo nella celebrazione; uscire nel mondo per investire l’esperienza di salvezza. E’ impossibile fare Giubileo “a porte chiuse”. 

– L’Indulgenza manifesta la pienezza della misericordia del Padre, che è magnanimo nel perdonare le colpe dei suoi figli e nel condonare loro le pene temporali. La larghezza della misericordia invocata ed ottenuta ci abilita alla mitezza, alla comprensione, a risolvere nel perdono contese e conflitti. Il perdono educa alla pace e disarma la vendetta. 

– La purificazione della memoria richiede coraggio e umiltà nel riconoscere le mancanze compiute o subite. Ci inginocchiamo dinanzi a Dio per chiedere perdono delle indebite e distorte presenze nella storia, delle incoerenze, delle latitanze e omissioni. 

– Il segno della carità apre gli occhi sui bisogni di chi ci cammina accanto, di chi vive nella povertà e nella emarginazione. L’amore vissuto nella ferialità traduce in un linguaggio accessibile a tutti la propria esperienza di fede. I segni dell’amore vero sono già un annunzio del Vangelo, fanno nascere il desiderio di ritornare a Dio, fanno pregustare la gioia giubilare. 

– La memoria dei martiri ci aiuta a non dimenticare coloro che hanno annunciato il Vangelo dando la vita per amore. Il nostro sguardo grato e ammirato si volge anche a tutti coloro che nel silenzio hanno percorso e percorrono il laborioso cammino della santità, dando luminosa testimonianza. 
Per le Chiese nella quali poter ottenere l’Indulgenza Giubilare cfr. DECRETO.

Per le Giornate Giubilari particolari cfr. CALENDARIO DELLE GIORNATE GIUBILARI.


3. Giubileo e Missione.


Proiettati negli orizzonti nuovi del terzo millennio, sentiamo l’urgenza di riscoprire il mandato missionario, rassicurati dalla presenza del Risorto e del suo Spirito. Grande Giubileo e Missione sono strettamente legati: la Missione ci riporta al Giubileo e il Giubileo ci rimanda alla Missione. 

Tema generale. 
La Missione, alla luce dello slogan “Viviamo la gioia di Cristo che libera, sarà un’audace scommessa e una prova sul campo: mettere le nostre comunità in stato di missione affinché divengano “Popolo in missione”. 
Essa intende guidare la comunità cristiana a vedere e valorizzare la dimensione della “secolarità” come manifestazione ordinaria dell’essere cristiana, alla quale tende naturalmente l’esperienza di fede che viene al suo interno. La testimonianza della vita di ogni giorno, infatti, è via privilegiata di evangelizzazione. 

Operatori. 
Coerentemente con questa intuizione, gli Operatori della missione saranno soprattutto gli stessi operatori pastorali che si stanno preparando con l’aiuto dell’équipe diocesana. 

Tappe. 
– Per la preparazione sono disponibili i sussidi “Viviamo la gioia di Cristo che libera. Schede operative”; “Amici dello Sposo. Ministri della gioia. Sussidio per i ritiri mensili del Clero”. 

– L’attuazione esige che tutto ciò che le nostre comunità vivono e fanno durante l’anno sia ripensato in ottica missionaria per riscoprirlo come dono che invia ai fratelli. A tale scopo è stato preparato un sussidio liturgico-pastorale “Celebriamo la gioia di Cristo che libera”. 
Ogni Vicariato, poi, secondo un calendario concordato, realizzerà una settimana di evangelizzazione. Al termine della settimana missionaria sarà consegnata una copia del Vangelo secondo Marco. 
Per il calendario delle settimane vicariali cfr. CALENDARIO.

L’impegno per la nuova evangelizzazione non riguarda solo quest’anno giubilare ma dovrà caratterizzare sempre l’azione pastorale della Chiesa. 
Destinatari. 
La Missione 2000 si rivolgerà a tutti e particolarmente ad alcuni destinatari. 
La Famiglia, sentita ancora come valore fondamentale dalla nostra gente, attraversa pesanti trasformazioni. Alle famiglie delle nostre comunità vorremmo riconsegnare la Bella notizia dell’amore di Dio, affinché diventino sempre più soggetto sociale ed ecclesiale. Servire la famiglia è autentico servizio alla comunità cristiana e all’intera società.

I Giovani ci interpellano e ci chiedono di non lasciarli soli. Ci sentiamo impegnati a cercarli per ascoltarli, per testimoniare che nel Vangelo si può trovare senso, libertà, gioia. Essi ci stanno a cuore e ci sta a cuore che possano incontrarsi personalmente con Cristo.

Il mondo del lavoro richiede da parte di tutti un’attenzione prioritaria. Vero problema è la mancanza di sviluppo economico che non produce né posti di lavoro né ricchezza. La disoccupazione diviene problema morale perché umilia la dignità della persona e della famiglia, crea grave disagio per il presente e incertezza per il futuro.

Per quanti operano nei vasti campi della cultura (docenti universitari, giornalisti, studiosi…) si prevedono momenti di incontro, di riflessione, di confronto. E’ di grande importanza il dialogo fra culture diverse, fra queste e il Vangelo. Dalle culture giungono a noi cristiani domande profonde che non possono essere eluse. La nostra risposta deve essere anzitutto attenzione intelligente e cordiale ai preziosi elementi positivi diffusi nelle culture attuali.

Guardiamo con attenzione i cristiani che operano nella Scuola. Siano testimoni ed educatori dei valori che formano nei giovani personalità forti, capaci di affrontare la vita, di partecipare alla promozione non solo del bene personale ma anche del bene comune. Nell’autonomia scolastica è importante che i cristiani (genitori, studenti, docenti…) siano presenti nel momento delle decisioni, se si vuole che i valori di cui sono portatori entrino a far parte dei criteri di formazione delle nuove generazioni.

Dedichiamo particolare attenzione ai poveri e sofferenti, perché essi sono parte integrante dell’evangelizzazione. Non si tratta anzitutto di programmare incontri solo per loro, ma di aprire gli occhi sulla loro realtà e sulle cause che l’hanno determinata. Essi sono in grado non solo di ricevere, ma di dare molto; non solo vengono evangelizzati, ma evangelizzano.

Con coraggio e amore dobbiamo guardare ai problemi della Città, del territorio nel quale viviamo. Grandi sono le nostre responsabilità di fronte ai problemi della nostra società: la disfunzione della pubblica amministrazione, la disoccupazione, la mancanza di abitazione, l’usura, la corruzione, la criminalità, le tante forme di illegalità, il traffico della droga, ecc. Non si tratta di ripetere le solite stereotipe lamentele, ma di rimboccarci le maniche per analizzare i disagi del nostro popolo, per progettare le soluzioni e collaborare con chiunque ama il bene comune, nel realizzare le soluzioni che soddisfino le esigenze di giustizia.



4. 

Il secolo che sta per finire è iniziato col disastroso sisma del 1908. A metà del suo corso si sono aggiunti i gravi danni della guerra mondiale. Soprattutto negli ultimi cinquant’anni è stato attraversato da grandi trasformazioni. Una grande opera di ricostruzione è stata fatta, ma ancora permangono segni preoccupanti.

– Sul piano religioso si diffondono un forte processo di secolarizzazione, una religiosità senza fede e senza legame con la vita che conferma il distacco fra vangelo e cultura. Ciò a causa anche della inadeguatezza della pastorale che fatica a rinnovarsi.

– Sul piano morale si nota un indebolimento dei valori della famiglia, della vita, della solidarietà e degli orientamenti di vita.


– Sul piano economico-sociale perdurano alcuni mali: mancano iniziative che favoriscono un reale sviluppo economico, anzi si avverte un arresto e, talvolta, un arretramento con ovvie conseguenze sul piano della occupazione. Un vasto elenco di situazioni caratterizzano il disagio sociale: anziani soli; giovani senza lavoro; famiglia che sopravvivono in condizione di vera povertà; nomadi, extra comunitari, immigrati, profughi; il male dell’usura, illegalità e mafiosità con forme molteplici di criminalità; estorsioni e prevaricazioni, traffici illeciti. Tanto si è compiuto e si compie con generosità e impegno per combattere questi mali. Purtroppo, i risultati sono ancora insufficiente. 
– Sul piano politico è palese la frammentazione dei partiti politici, con le note conseguenze sul piano amministrativo nazionale, regionale, provinciale, comunale. E’ palese, inoltre, il prevalere di interessi di parte su quelli generali e comuni.

La sfida del nuovo millennio è soprattutto suscitare l’impegno di tutti a sanare le ferite di questa Città. Questo compito è possibile perché Messina ha avuto tempi di vero splendore in ogni campo (politico, culturale, artistico, commerciale, artigianale, di navigazione, ecc.), perché ha saputo risorgere dai disastri, perché vi sono tante energie umane e intellettuali che possono dare valido e deciso contributo.

Quale risposta possiamo dare a questa sfida?

– La Chiesa per prima riconosca le proprie inadempienze, potenzi il suo impegno per la formazione delle coscienze ai valori morali e civili. 

– La famiglia sostenuta nelle sue esigenze, diventi luogo originario e primario della formazione umana e della crescita delle nuove generazioni. 

– La scuola adempia al suo ruolo di formare giovani culturalmente e professionalmente capaci di realizzare se stessi, e idonei ad inserirsi attivamente nel tessuto sociale ed economico della Città. 

– L’Università, espressione più elevata del sapere, si adegui sempre più non solo alle esigenze del territorio ma a quanto l’Europa esige, tenendo conto della collocazione mediterranea della nostra Isola. 

– Tutte le componenti culturali, sociali e politiche, d’intesa con quelle imprenditoriali, affrontino il problema dello sviluppo globale della Città, senza il quale essa è destinata a regredire inesorabilmente. 

– Un piano di risanamento urbanistico per dare il giusto decoro ad ogni quartiere e villaggio della Città. 
– Un piano di risanamento idrogeologico del territorio collinare e montano su cui va sviluppandosi la Città. 
– Soluzione decisiva al problema della casa, che non può essere più rimandato da un secolo all’altro.

– Valorizzare la posizione geografica della Città che si affaccia sullo Stretto e di una Provincia che comprende luoghi di risonanza internazionale come Taormina e le Isole Eolie.

– Liberare la Città dall’inquinamento ambientale, causato dal traffico che va divenendo sempre più caotico e dannoso.

– Il mondo politico superi quella frantumazione, divenuta purtroppo male generale della Nazione, eviti artificiosi contrapposizioni e trovi le ragioni di quelle doverose convergenze che garantiscano il bene comune dei cittadini.

Celebrando i duemila anni della Nascita di Cristo non possiamo dimenticare la Vergine Maria. Sotto la sua materna protezione poniamo il nostro cammino giubilare e la Missione 2000. Come “Stella della Evangelizzazione”, Maria ci indichi la strada per raggiungere i fratelli lontani e ci introduca nel terzo millennio con l’entusiasmo di chi vuol portare al mondo la gioia di Cristo che libera e salva.

1 Gennaio 2000

+ Giovanni Marra

Arcivescovo