APERTURA DIOCESANA DELL’ANNO GIUBILARE 2025
Basilica Cattedrale “Santa Maria Assunta” – Messina
Domenica 29 dicembre 2024
OMELIA DI S.E. REV.MA MONS. GIOVANNI ACCOLLA
ARCIVESCOVO METROPOLITA E ARCHIMANDRITA
Carissimi fratelli e sorelle nel Signore,
Gentili autorità civili e militari,
Reverendi presbiteri e diaconi,
religiosi e religiose,
seminaristi, popolo Santo di Dio,
“Spes non confundit”, “la speranza non delude” (Rm 5,5): così il Santo Padre ha esordito per indicarci la strada da percorrere, insieme, durante quest’anno giubilare.
Insieme si va in pellegrinaggio, insieme si cammina verso Gerusalemme, la città Santa e, insieme, si desidera varcare la porta del tempio. Il tempio è casa di Dio, è luogo di preghiera e ora è giunto il momento “in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in Spirito e verità” (Gv 4,23).
Oggi, anche noi, venendo dalla Concattedrale del Santissimo Salvatore ci siamo messi in pellegrinaggio, abbiamo affrontato un breve cammino, segno di un percorso spirituale per lucrare l’indulgenza, per invocare il perdono dei peccati, per andare incontro ai fratelli e per varcare con la carità il cuore dei sofferenti.
Siamo consapevoli delle nostre fragilità, sappiamo di essere “vasi di creta”, abitati dal prezioso “tesoro della grazia”. Nella consapevolezza della nostra fragilità non vogliamo sequestrare la grazia della presenza del Signore, ma al contrario vogliamo testimoniarla e condividerla in semplicità con i fratelli.
Durante l’anno giubilare non vogliamo ottenere l’indulgenza solo con l’osservanza delle norme previste, bensì anche con un vero atto di conversione della nostra vita e cioè mettendoci in cammino, per raggiungere quanti, nella quotidianità, sono provati dal dolore e dalle fatiche spirituali e materiali.
Pregando il Salmo 83, abbiamo più volte ripetuto: “Beato chi abita nella tua casa, Signore”. Il Signore abita in ognuno di noi, perciò con Paolo possiamo dire: “Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? Se uno distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà lui. Perché santo è il tempio di Dio, che siete voi” (1 Cor 3,16-17).
Un autentico “pellegrinaggio giubilare” è arricchito dal desiderio di incontrare i nostri fratelli più bisognosi, intrecciando con loro relazioni di giustizia e di pace attraverso le opere di misericordia spirituali e materiali.
Desideriamo essere motivo di sicurezza per chi vive nel dubbio, occasione di luce per coloro che vivono nelle tenebre, testimoni di misericordia per chi ha peccato, consolatori per coloro che sono nell’afflizione, presenza di perdono per chi ha sofferto le offese, segno di pazienza nei confronti delle persone moleste e uomini grati a Dio per i vivi e per i morti. Non di meno, sentiamo il bisogno di diventare strumenti di carità offrendo da mangiare agli affamati, da bere agli assetati, vestendo gli ignudi, accogliendo i pellegrini e chiunque si trova nella condizione di profugo, visitando gli ammalati, i carcerati e dando degna sepoltura ai morti.
Nell’osservanza delle indicazioni previste per la celebrazione del giubileo e nelle opere di misericordia spirituali e materiali abbiamo l’occasione di vivere in maniera profetica la nostra esperienza di “pellegrini di speranza”.
La pagina del Vangelo di oggi ci invita, infine, a cogliere quanto ha vissuto Gesù nel tempio tra i maestri: “li ascoltava e li interrogava” (Lc 2,46).
Quando entriamo in Chiesa, quando varchiamo il cuore o la vita dei nostri fratelli più poveri non possiamo fare a meno di metterci in ascolto, di intercettare le loro domande di senso, di intraprendere percorsi di condivisione e di carità, di riconoscere in essi la vera “dimora” del Signore, di stupirci e di stupire, con il linguaggio dei gesti e delle azioni, oltre tutte le speculazioni verbali della cultura dominante.
Se vogliamo essere “pellegrini di speranza” dobbiamo convertirci e convertire nella fedeltà alla volontà del Padre. Gesù così si rimette in gioco davanti al richiamo della Vergine Maria e, nella fedeltà alla volontà del Padre, scende a Nazaret “vivendo loro sottomesso”.
Le ultime parole del testo del Vangelo di Luca appena proclamato sono la chiave di volta che tiene in piedi tutto l’impianto dell’esperienza giubilare. Non bastano riti, non bastano pellegrinaggi, non sono sufficienti le opere di misericordia spirituali e materiali se restiamo lontani dallo sguardo amorevole e umile di Maria (“Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore” Lc 2,51) e dalla sapiente obbedienza di Gesù alla volontà del Padre (“E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini” Lc 2,52).
- Ai presbiteri chiedo una particolare attenzione nel rendersi disponibili all’ascolto nelle confessioni.
- Ai fedeli delle comunità parrocchiali, in modo particolare a coloro che svolgono qualche ministero all’interno di esse, chiedo l’umile e pronta disponibilità ad essere artefici di carità attraverso le opere di misericordia.
- Ai genitori raccomando di guardare alla famiglia di Nazaret come modello di ogni famiglia umana. Siano le loro famiglie piccole Chiese e comunità educanti, dove circolano in semplicità e gioia l’amore di Dio e la carità vicendevole.
- Le comunità dei religiosi e delle religiose diventino cenacolo di preghiera e di carità attraverso la vicendevole premura nell’attenzione reciproca, con lo stile tipico delle prime comunità cristiane richiamato negli Atti degli Apostoli: “Erano perseveranti nell’insegnamento degli apostoli e nella comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere.” (At 2,42).
Ringrazio tutti i presenti e quanti si sono adoperati e ancora si adopereranno perché l’anno giubilare possa viversi come una opportunità di grazia a beneficio dei singoli e delle comunità. Un ulteriore segno di gratitudine intendo esprimerlo nei confronti della redazione dell’emittente RTP, poiché tramite la diretta ha consentito a quanti sono impossibilitati a essere qui di condividere in comunione di preghiera questa celebrazione di apertura dell’anno giubilare.
La Vergine Maria, Madre della Lettera, nostra patrona, i compatroni San Bartolomeo e Santa Lucia e tutti i santi della Chiesa Messinese benedicano la nostra città e la nostra arcidiocesi e intercedano per il dono della pace a favore dei fratelli afflitti dalle guerre.
