SANTA MESSA IN SUFFRAGIO DI PAPA FRANCESCO

24-04-2025

SANTA MESSA IN SUFFRAGIO DI PAPA FRANCESCO

Basilica Cattedrale “Santa Maria Assunta”

Giovedì 24 aprile 2025

 

Carissimi presbiteri, diaconi,
religiosi e religiose,
seminaristi,
distinte Autorità civili, militari e accademiche,
carissimi fratelli e sorelle,

grazie per la vostra presenza nel giorno in cui ci ritroviamo uniti per ricordare, nella celebrazione dell’Eucarestia, l’abbraccio dell’anima di Papa Francesco con Nostro Signore Gesù Cristo.

Siamo certi che Dio, Padre di misericordia, gli è corso incontro per accoglierLo e per far festa con Lui.

Il Santo Padre è tornato nella casa del Padre durante l’ottava di Pasqua, il lunedì dell’Angelo, giorno che il buon Dio ha scelto come momento per dare compimento al suo ministero apostolico.

La Prima Lettura ci racconta quanto l‘apostolo Pietro dice al popolo riunito presso il portico detto di Salomone, avendo accanto lo storpio appena guarito.

Le parole dell’Apostolo risuonano nel nostro cuore come un forte richiamo per comprendere il senso di ogni attività ministeriale e apostolica, e di conseguenza anche di quanto Papa Francesco ha voluto interpretare e testimoniare con la Sua vita e il Suo magistero.

“Uomini d’Israele, perché vi meravigliate di questo e perché continuate a fissarci come se per nostro potere o per la nostra religiosità avessimo fatto camminare quest’uomo?

Il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe, il Dio dei nostri padri ha glorificato il suo servo Gesù, che voi avete consegnato e rinnegato di fronte a Pilato, mentre egli aveva deciso di liberarlo; voi invece avete rinnegato il Santo e il Giusto, e avete chiesto che vi fosse graziato un assassino. Avete ucciso l’autore della vita, ma Dio l’ha risuscitato dai morti: noi ne siamo testimoni. E per la fede riposta in lui, il nome di Gesù ha dato vigore a quest’uomo che voi vedete e conoscete; la fede che viene da lui ha dato a quest’uomo la perfetta guarigione alla presenza di tutti voi” (At 3, 12-16).

Non siamo noi i protagonisti della grazia, ma il Buon Dio che nella sua grande misericordia ci chiama e ci sceglie per essere testimoni della sua salvezza e del suo Amore.

In questi giorni non mancano riflessioni sulla figura di Papa Francesco: vengono continuamente richiamati i gesti, il ministero e il magistero, cose tutte belle che definiscono il tratto della sua umanità e della sua spiritualità.

In riferimento alla testimonianza di vita spirituale, credo sia opportuno richiamare all’attenzione di tutti la libertà interiore e la testimonianza di fede con le quali ha vissuto la sua vita da “uomo di Dio, con i piedi per terra”, facendo della “Misericordia” e della “Speranza” i temi della evangelizzazione per celebrare il Giubileo del 2016 e il Giubileo del 2025.

Un uomo sempre attivo, zelante che, con profetica audacia, ha saputo imitare nella fedeltà “il Figlio di Dio, Gesù, il servo di Jahvè”.

Per questo mi piace sognare che Egli si sia potuto presentare al Padre Eterno, in umiltà, “Servus servorum Dei”, con le parole del Vangelo di Luca 17,10: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”.

Per meglio comprendere il significato evangelico del servo inutile vorrei sottoporre all’attenzione dei presenti una riflessione di Adolfo Rebecchini.

 Dopo che avete fatto tutto quello che dovevate fare,
dite: “Siamo servi inutili”, non prima…

 Essere servo inutile, significa comprendere e accettare
che il Vangelo non è un’operazione di marketing aziendale
e i cui risultati non si misurano grazie ad una buona campagna promozionale.

 Essere servo inutile, significa fidarmi di Dio,
credere che attraverso il mio piccolo contributo, lui,
potrà realizzare il suo regno nel mondo.

 Essere servo inutile significa dimenticare ciò che la gente pensa di me
e preoccuparmi di essere grande agli occhi di Dio.
Solo così potrò vivere nella pace e sperimentare la gioia
di camminare nella verità.

 Essere servo inutile, significa diventare testimone di Gesù,
senza fanatismi e senza ansie,
vivendo sempre alla luce della resurrezione.

 Essere servo inutile, significa non cercare le cose complicate,
ma essere fedele, sempre,
nelle piccole come nelle grandi cose.

 Essere servo inutile, significa donare se stessi,
rinunciando per sempre di raccogliere
i frutti del proprio lavoro.

Essere servo inutile, significa “farsi” per amore,
saper sorridere, sempre,
essere pazienti, sempre,
perdonare, sempre.

 Quello che mi stai chiedendo,
Signore,
è duro da capire e da accettare…

 A me piace,
essere tenuto in considerazione,
essere cercato,
essere lodato dagli altri…

 Io non amo sentirmi inutile,
anzi, a dire il vero,
mi sento molto utile,
a volte necessario,
quasi indispensabile.

 Hai mai pensato,
Signore,
cosa farebbero gli altri
senza di me?

E la parrocchia?
Chi canterebbe e suonerebbe la chitarra?
Chi farebbe il catechismo?
Chi leggerebbe in chiesa?
Chi…?!?
Altro che servo inutile!

 Aiutami, Signore,
a non avanzare mai pretese dinanzi a te
e a non occupare mai il tuo posto.

 Non lasciare che mi vanti delle mie opere
e mi dimentichi di te.

 Ricordami che se ho ricevuto dei doni e possiedo delle qualità
è grazie al tuo amore infinito.

 

Carissimi,

mentre il nostro cuore è ancora pervaso da sentimenti di dolore e di ammirazione per quanto papa Francesco ha voluto donarci con la Sua vita, sento anche il bisogno di invitare tutti a pregare affinché il Buon Dio doni alla sua Chiesa tanti e santi sacerdoti che testimonino la gioia del Vangelo e la “speranza che non delude”.

La Vergine Maria, a cui più volte Papa Francesco si è affidato nella sua missione apostolica, interceda per il dono dello Spirito Santo affinché illumini il cuore e le menti dei Signori Cardinali riuniti in “conclave” per l’elezione del nuovo Pontefice.

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