Orientamenti pastorali per le processioni

In attesa di rivedere criteri e modalità pastorali riguardanti lo svolgimento delle processioni della Vergine Maria e degli altri Santi, richiamiamo l’attenzione delle comunità parrocchiali, delle associazioni, delle confraternite e dei loro responsabili su alcune indicazioni di ordine teologico pastorale.

Processioni

A proposito delle processioni, il “Direttorio su Pietà popolare e Liturgia. Principi e Orientamenti” della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti del 2002 scrive:

«Nella processione, espressione cultuale di carattere universale e di molteplice valenza religiosa e sociale, il rapporto tra Liturgia e pietà popolare acquista particolare rilievo. La Chiesa, ispirandosi a modelli biblici (cf. Es 14,8-31; 2 Sam 6, 12-19; 1Cor 15, 25-16, 3), ha istituito alcune processioni liturgiche, le quali presentano una variegata tipologia:

  • alcune sono evocative di avvenimenti salvifici riguardanti Cristo stesso; tra queste: la processione del 2 febbraio commemorativa della presentazione del Signore al Tempio (cf. Lc 2, 22-38); della Domenica delle Palme, che evoca l’ingresso messianico di Gesù in Gerusalemme (cf. Mt 21, 1-10; Mc 11, 1-11; Lc 19, 28-38; Gv 12, 12-16); della Veglia pasquale, memoria liturgica del “passaggio” di Cristo dal buio del sepolcro alla gloria della Risurrezione, sintesi e superamento di tutti gli esodi compiuti dall’antico Israele e premessa necessaria dei “passaggi” sacramentali che compie il discepolo di Cristo, soprattutto nel rito battesimale e nella celebrazione delle esequie;
    altre sono votive, quali la processione eucaristica nella solennità del Corpo e Sangue del Signore: il santissimo Sacramento passando in mezzo alla città degli uomini suscita nei fedeli espressioni di grato amore, esige da essi fede-adorazione ed è sorgente di benedizione e di grazia (cf. At 10, 38); la processione delle rogazioni, la cui data è stabilita attualmente per ogni paese dalla rispettiva Conferenza dei Vescovi, che sono pubblica implorazione della benedizione di Dio sui campi e sul lavoro dell’uomo, ed hanno anche un carattere penitenziale; la processione al cimitero il 2 novembre, Commemorazione dei fedeli defunti;
  • altre ancora sono richieste dal compimento stesso di alcune azioni liturgiche; tali sono: le processioni in occasione delle stazioni quaresimali, nelle quali la comunità cultuale si reca dal luogo fissato per la collecta alla chiesa della statio; la processione per ricevere nella chiesa parrocchiale il crisma e gli oli santi benedetti il Giovedì Santo nella Messa crismale; la processione per l’adorazione della Croce nell’Azione liturgica del Venerdì Santo; la processione dei Vespri battesimali nel giorno di Pasqua, durante la quale «mentre si cantano i salmi, si va al fonte»; le “processioni” che nella celebrazione dell’Eucaristia ne accompagnano alcuni momenti, quali l’ingresso del celebrante e dei ministri, la proclamazione del Vangelo, la presentazione dei doni, la comunione al Corpo e Sangue del Signore; la processione per portare il Viatico agli infermi, nei luoghi in cui essa vige ancora; il corteo funebre che accompagna il corpo del defunto dalla casa alla chiesa e da questa al cimitero; la processione in occasione di traslazioni di reliquie» (n. 245).

«La pietà popolare, soprattutto a partire dal Medioevo, ha dato largo spazio alle processioni votive, che nell’età barocca hanno raggiunto l’apogeo: per onorare i Santi patroni di una città o contrada o corporazione ne vengono portate processionalmente le reliquie o una statua o una effigie per le vie della città.

Nelle forme genuine le processioni sono manifestazioni di fede del popolo, aventi spesso connotati culturali capaci di risvegliare il sentimento religioso dei fedeli. Ma sotto il profilo della fede cristiana le “processioni votive dei Santi”, come altri pii esercizi, sono esposte ad alcuni rischi e pericoli: il prevalere delle devozioni sui sacramenti, che vengono relegati in un secondo posto, e delle manifestazioni esterne sulle disposizioni interiori; il ritenere la processione come momento culminante della festa; il configurarsi del cristianesimo agli occhi dei fedeli non sufficientemente istruiti soltanto come una “religione dei Santi”; la degenerazione della processione stessa per cui, da testimonianza di fede, essa diventa mero spettacolo o parata puramente folkloristica» (n. 246).

«Perché la processione conservi in ogni caso il suo carattere di manifestazione di fede è necessario che i fedeli siano istruiti sulla sua natura sotto il profilo teologico, liturgico, antropologico.

  • Dal punto di vista teologico si dovrà mettere in luce che la processione è un segno della condizione della Chiesa, popolo di Dio in cammino che, con Cristo e dietro a Cristo, consapevole di non avere in questo mondo una stabile dimora (cf. Eb 13, 14), marcia per le vie della città terrena verso la Gerusalemme celeste; segno anche della testimonianza di fede che la comunità cristiana deve rendere al suo Signore nelle strutture della società civile; segno infine del compito missionario della Chiesa, la quale sino dagli inizi, secondo il mandato del Signore (cf. Mt 28, 19-20), si è messa in marcia per annunciare per le strade del mondo il Vangelo della salvezza.
  • Dal punto di vista liturgico si dovranno orientare le processioni, anche quelle di carattere più popolare, verso la celebrazione della Liturgia: presentando il percorso da chiesa a chiesa come cammino della comunità vivente nel mondo verso la comunità che dimora nei cieli; provvedendo che sia svolta sotto la presidenza ecclesiastica, onde evitare manifestazioni irrispettose e degenerative; istituendo un momento di preghiera iniziale, in cui non manchi la proclamazione della Parola di Dio; valorizzando il canto, preferibilmente dei salmi, e l’apporto di strumenti musicali; suggerendo di recare in mano, durante il percorso, ceri o lampade accese; prevedendo delle soste, le quali, per il loro alternarsi ai tempi di marcia, danno l’immagine stessa del cammino della vita; concludendo la processione con una preghiera dossologica a Dio, fonte di ogni santità, e con la benedizione impartita dal Vescovo, dal presbitero o dal diacono.
  • Infine, dal punto di vista antropologico si dovrà evidenziare il significato della processione quale “cammino compiuto insieme”: coinvolti nello stesso clima di preghiera, uniti nel canto, volti all’unica meta, i fedeli si scoprono solidali gli uni con gli altri, determinati a concretizzare nel cammino della vita gli impegni cristiani maturati nel percorso processionale» (n. 247).

 

Disposizioni

1. Domeniche di Avvento, Natale, Quaresima, Pasqua

Le feste religiose non possono sminuire o addirittura svuotare il significato teologico e pastorale della domenica, Giorno del Signore e della Chiesa, «festa primordiale che deve essere proposta e inculcata alla pietà dei fedeli, non le venga anteposta alcuna altra solennità che non sia di grandissima importanza, perché la domenica è il fondamento e il nucleo di tutto l’anno liturgico» (SC 106).

Nel rapporto tra liturgia e pietà popolare deve essere ritenuto un punto fermo la priorità dell’anno liturgico su ogni altra espressione e pratica di devozione.

Per non stravolgere la centralità dell’anno liturgico come cammino formativo e celebrativo della Chiesa, specialmente nei “tempi forti” in cui la Comunità celebra o si prepara a celebrare i misteri fondamentali della salvezza, si eviti il più possibile di effettuare processioni votive della Vergine Maria o dei Santi le cui memorie ricadono nelle domeniche di Avvento, Natale, Quaresima, Pasqua (Cfr. Ordinamento dell’anno liturgico e del Calendario, 6).

2. Solennità dell’Ascensione, Pentecoste, Corpus Domini, SS. Trinità e Cristo Re

Le processioni votive della Vergine Maria o dei Santi sono assolutamente proibite nelle solennità dell’Ascensione, della Pentecoste, del Corpus Domini, della SS. Trinità e di Cristo Re dell’universo.

3. Celebrazione della Messa

Alla processione si faccia sempre precedere la Messa o altra azione liturgica legata alla memoria liturgica del santo. Durante il percorso i fedeli, guidati da un ministro ordinato, preghino valorizzando il canto, prevedendo delle soste per la proclamazione della Parola, concludendo la processione con una preghiera dossologica a Dio, fonte di ogni santità, e con la benedizione impartita dal ministro ordinato.

4. Liturgia della domenica con le letture del giorno

Nelle domeniche del tempo ordinario, laddove esiste la consuetudine di effettuare processioni votive dei santi o della Vergine Maria, si conservi la liturgia della domenica con le letture del giorno.

5. Gesto di solidarietà

Nell’occasione delle feste religiose, ci si ricordi dei poveri e non si ometta un significativo gesto di solidarietà.

6. Autorizzazione

Lo svolgimento delle processioni richiede previa autorizzazione da parte dell’Ordinario al quale bisogna presentare prima regolare domanda accompagnata da bozza di eventuale manifesto.

7. Nuove processioni

È assolutamente proibito introdurre nuove processioni senza previa autorizzazione dell’Ordinario. Si educhi il popolo a celebrare la memoria del santo e a fare la relativa processione nel giorno fissato dal calendario liturgico.

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