Cenni storici sull’Archimandritato del SS. Salvatore

Il re Ruggero, figlio del Conte, “fece rifabbricare dalle fondamenta, in più ampia forma, la chiesa dedicata al SS. Salvatore e l’annesso monastero dei Monaci Basiliani”. Quindi eresse ad Archimandritato quell’Abbazia. Ed il primo archimandrita fu Luca, monaco di santa vita.

In un diploma del primo re normanno, datato da Palermo nel maggio 1131 (cfr. Codice Vaticano Latino 8201), conserviamo i termini giuridici dell’elevazione del “SS. Salvatore” a MANDRA cioè Mater Monasteriorum e del suo abate ad ARCHIMANDRITA cioè Pater et Praelatus abbatum.

La giurisdizione si estendeva ad oltre 62 monasteri della Sicilia e della Calabria. Il primo nucleo verrà  formato con la ricca donazione dello stesso Arcivescovo di Messina Ugone che, con un rescritto dell’ottobre 1131, concedeva ali’Archimandrita ben 35 chiese e monasteri colle loro possessioni e domini. Vennero così per la prima volta, a far parte del!’ Archimandritato i territori di Savoca, Casalvecchio, Pagliara, Locadi, Antillo e Misserio, Alì Forza, Mandanici, Itala del versante jonico, S. Gregorio (di Gesso), Salice e S. Angelo (di Brolo) nel versante tirrenico.

Col tempo altri monasteri e ricchi feudi furono elargiti all’Archimandritato. Si ricorda, tra gli altri. il monastero di S. Giorgio di Triocala o di Troccoli con il vasto territorio presso Caltabellotta.

Questa vasta giurisdizione preparò il terreno per l’erezione in Diocesi dell’Archimandritato. Fatto maturatosi solo nel secolo XVII allorchਠPapa Urbano VIII con suo Breve del 23 marzo 1635 dichiarava all’Archimandrita del tempo Don Didaco Requisenz, che l’archimandritato aveva la sua “Dioecesim propriam, distinctam, et separatam a quavis alia Diocesi, consistentem in locis, terrisve, seu oppidis”.

La nuova Diocesi sorta in seno al territorio dell’ Arcidiocesi non mancò di lotte e divergenze, sorte soprattutto nello sforzo di delimitare o precisare la propria giurisdizione. Già  in antecedenza (secolo XVI) con l’archimandrita Nicolò Stizzia fondatore di un proprio seminario, vi fu una lunga lite con l’arcivescovo contemporaneo Antonino Lombardo risolta con la famosa sentenza emanata da Roma: “Oppida omnia Archimandritalia alterius esse ab Archiepiscopali Dioecesi”.

La serie cronologica degli archimandriti sarà  illustrata da nobili figure di vescovi e, spesso, di porporati. Il più celebre di quest’ultimi resterà  certo il celebre Bessarione quando ancora l’Archimandritato non era vera diocesi – che ebbe in perpetuo la commenda del SS. Salvatore per incarico di Papa Callisto III. Ma le figure di Federico Sforza, Paolo Sabelli, Ascanio Gonzaga, Giovanni De Gregorio, Silvio Valenti, Emanuele Colonna Branciforti ed Emanuele De Gregorio non sono da meno nel gruppo dei porporati, vescovi archimandriti.

Dopo la morte dell’Eminentissimo Emanuele De Gregorio, che era anche Prefetto della Sacra Congregazione del Concilio, avvenuta il 6 novembre 1839, l’archimandritato del SS. Salvatore ebbe un lungo periodo di sede vacante: il più lungo di tutta la sua plurisecolare vicenda.

A dare il colpo di grazia sopravvennero le leggi della soppressione delle Corporazioni religiose per cui all’Archimandrita vennero a mancare i principali sudditi, i monaci Basiliani; ed i beni di costoro, che costituivano il più vasto patrimonio dell’Archimandritato, furono incamerati dallo Stato. Rimanevano le parrocchie della diocesi archimandritale, che Leone XIII un aeque principaliter all’Arcidiocesi di Messina con Breve del 31 agosto 1883.

All’inizio della fondazione, la cattedrale del SS. Salvatore sorse nel braccio del porto detto di S. Raineri. Demolita dal fulmine il 3 Luglio 1549. L’annesso monastero fu abbattuto per dar posto alle fortificazioni militari volute da Carlo V. Tempio e monastero vennero rifabbricati lungo la riviera che conduce al Faro, là  dove li ammirò ai suoi tempi il Bonfiglio che ce li descrisse in Messina Nobilissima.

Le costruzioni caddero nel terremoto del 1908. Mons. Angelo Pajno, Arcivescovo e Archimandrita, ha ridato splendore all’antica sede Archimandritale con l’edificazione del grande complesso che oggi sorge in via S. Giovanni Bosco.

Mons. Salvatore Chimenz