Da qualche anno lo storico tempio di San Francesco d’Assisi all’Immacolata di Messina, annesso all’omonimo convento dei Frati Minori Conventuali, è stato eretto dall’Arcivescovo di Messina Lipari Santa Lucia del Mela S. E. Mons. Giovanni Accolla a Santuario Diocesano per la sua importanza
religiosa, storica ed artistica.
La maestosa chiesa medievale, immortalata anche dal celebre Antonello da Messina nella tavola della Pietà del Museo Correr di Venezia, risulta il più antico sito francescano di Sicilia, tanto che un tempo nel prospetto del convento era posta la seguente iscrizione: MINORUM CONVENTUALIUM / S.
FRANCISCI COENOBIUM / IN SICILIA PRIMUM.
La presenza dei primi frati Minori a Messina rimonterebbe già al 1212, vivente ancora San Francesco d’Assisi. Secondo la tradizione questi primi francescani, con a capo il beato Simone Aimone, si stabilirono nella primigenia chiesa di San Leone papa per poi passare nel 1216 nella chiesa di
Sant’Orsola ove edificarono un primo convento lungo il torrente Boccetta, al tempo fuori dalle mura della città.
Questa iniziale struttura ospitò nel 1221 per un breve periodo lo stesso Sant’Antonio da Padova reduce dal naufragio che interruppe i suoi sogni missionari in Africa e sempre da questo luogo venne a sapere della convocazione del celebre Capitolo delle Stuoie. Desideroso di conoscere frate Francesco partì alla volta dell’Umbria proprio con alcuni frati della comunità messinese. Il grande Antonio da Padova prima di lasciare la città dello Stretto fu protagonista di un particolare episodio. Il Santo portoghese fece scavare un pozzo all’interno del chiostro ma rimproverato dal padre guardiano si volle flagellare ed alcune sue gocce di sangue caddero sul pavimento della sua cella. Una mattonella in particolare si macchiò in modo indelebile del suo sangue e divenne una delle più importanti reliquie della Città dello Stretto.
A partire dal 1254, grazie a tre terziarie francescane appartenenti alla nobiltà messinese, le contesse Violante Palizzi, Eleonora da Procida e Beatrice Belfiore, si iniziarono i lavori della nuova monumentale chiesa e dell’annesso nuovo convento. La prima pietra fu benedetta a Napoli da papa Alessandro IV il 5 gennaio 1255. Questo luogo sacro divenne ben presto uno dei più importanti di Messina dopo la stessa Cattedrale, tanto da essere elevato in epoca aragonese anche al rango di Cappella Reale ed accogliere il 28 luglio 1377 le spoglie mortali del re di Sicilia Federico IV in un sarcofago di epoca romana raffigurante sul fronte il Ratto di Persefone. Nello stesso sepolcro verrà sepolta anche la madre la regina Elisabetta di Carinzia ed i fratelli, i duchi di Randazzo, Guglielmo e Giovanni.
Particolarissimo lo stile e l’architettura di questo monumentale edificio di fondazione angioina ad aula unica, cappelle laterali, con soffitto ligneo e tre absidi semicircolari con altissime finestre. Nei secoli i suoi altari vennero dotati di importanti dipinti, pregevoli statue e monumentali sepolcri funebri delle più importanti famiglie della Città. Dall’imperatore Carlo V fu elevata nuovamente a Cappella Reale ma dichiarandola anche MAGNA DOMUS MESSANENSIS e sede della provincia religiosa dei Frati Minori Conventuali di Sicilia. Il grande sovrano fece altresì dono di una reliquia della Santa Croce entro un reliquario in cristallo di rocca, oggi custodito nel Museo Regionale di Messina. Nel 1566 il convento fu dotato di un monumentale chiostro offerto dalla più alta aristocrazia messinese, infatti ogni capitello potava le insegne araldiche di una nobile famiglia peloritana. Il grande convento era sede anche di una prestigiosa scuola di grammatica, logica e filosofia ma anche di discipline in diritto canonico e teologia, dogmatica, etica, morale, greco e lingue orientali.
Antico ed importante il culto alla Vergine Immacolata, già al 1497 risale un primo altare dedicato a questo particolare titolo mariano in cui fu collocata una antica tavola di ambito antonelliano che sarà rivestita nel seicento da un manto argenteo. La devozione crebbe sempre più nei secoli tanto che a
metà seicento fu realizzata una splendida e grande statua processionale in legno. Lo stesso Senato di Messina elevò l’Immacolata a Patrona Particolare della Città nel 1647. La statua dell’Immacolata fu rivestita in lamina d’argento nel 1749 dagli eredi di Domenico Maiolino per un voto fatto alla Vergine
in occasione della peste del 1743 – 1745. Nella cintura argentea già nel settecento erano state inserite delle pietre preziose provenienti dal monumento funerario della contessa Francesca Lanza Cibo.
Col tempo il Santuario verrà arricchito di stucchi, verranno trasformati gli archi ogivali a tutto sesto e le cappelle laterali verranno arricchite di sculture e dipinti. Oltre ad esponenti della nobiltà cittadina, il Santuario ospitò le tombe di artisti come Antonio Catalano il Giovane e Giova Battista Quagliata, del beato Eletto da Messina, dello storico Giovanni Bonfiglio e Costanzo, della celebre Camiola Turinga e dei vescovi francescani Pietro Calderone, patriarca di Antiochia, e Silvestro Todaro, vescovo di Patti.
Danneggiata nei terremoti del 1693 e del 1783 fu ampiamente restaurata. Il 1866 segnerà la cacciata dei frati per la soppressione degli ordini religiosi e la trasformazione del grande convento in sede dell’Intenza di Finanza. Qualche anno dopo, il 23 luglio del 1884, la chiesa fu colpita da un devastante
incendio doloso che in poche ore distruggerà la totalità delle opere d’arte presenti al suo interno. Le fiamme risparmiarono prodigiosamente la statua dell’Immacolata e quella di Sant’Antonio di Padova, le opere in marmo come la Madonna degli Angeli di Antonello Gagini, la tomba dell’ammiraglio
Balsamo, il sarcofago reale di Elisabetta d’Aragona e il monumento in bronzo dorato della contessa Lanza Cibo. Al Museo erano già stati trasferiti i preziosi dipinti cinquecenteschi della Deposizione del fiammingo Colijn de Coter e della Madonna dell’Idria del toscano Alessandro Allori. Restaurate
le strutture e ricostruito il tetto su direzione di Giuseppe Patricolo, la chiesa in questa occasione riprese le sue forme architettoniche originali. Il terremoto del 1908 era già alle porte ed in pochi secondi ridusse in grandi rovine il colossale tempio di arte e fede ma ben presto risorse dalle sue
macerie leggermente spostata verso il Boccetta grazie al progetto degli ingegneri Letterio Savoia e Antonino Marino e all’opera della ditta Fratelli Cardillo. Con l’alta sorveglianza della Soprintendenza ai Monumenti furono rimontati fedelmente le absidi ed i portali ed il resto della struttura riproduceva fedelmente l’originale. La chiesa fu aperta al culto ufficialmente il 25 novembre del 1928 alla presenza di importanti reliquie di San Francesco fatte venire appositamente da Assisi. Il tempio però fu spogliato delle importanti opere sopravvissute all’incendio ed al terremoto per essere trasferite al Museo Regionale ad eccezione della venerata statua dell’Immacolata, della statua lignea di Sant’Antonio e di quella in lamina d’argento già nella limitrofa chiesa di Sant’Antonio. Nel giardino esterno successivamente fu ricostruito un pozzo in memoria di quello scavato da Sant’Antonio e fu riportata dal Museo una bella statua marmorea del Santo. La Reliquia della Mattonella invece fu ritrovata prodigiosamente nelle rovine del tempio da Sant’Annibale Maria Di Francia che la custodì finchè non ritornarono a Messina i frati Minori Conventuali. Negli anni novanta fu montato
nell’abside maggiore l’altare utilizzato da San Giovanni Paolo II per la canonizzazione a Messina l’11 giugno 1988 di Santa Eustochia Smeralda Calafato mentre dopo un concorso nazionale fu affidato al Tiburzi la realizzazione del moderno Crocifisso in bronzo che decora lo stesso altare, denominato il Cristo dei Minori.
Questo storico luogo di fede rimane un punto di riferimento religioso della Città e dell’intera Arcidiocesi. Ogni anno molto sentita e partecipata la novena e la solennità dell’Immacolata con la processione dell’antico simulacro per le vie di Messina. Molto partecipata la Messa di Natale che si
conclude con la tradizionale processione del Bambinello a cura della locale Confraternita di Santa Maria della Luce. Sant’Antonio da Padova viene particolarmente festeggiato con una processione che si svolge nel suo giorno dopo la consueta preparazione della Tredicina. Non manca l’annuale omaggio del Sindaco e delle Autorità cittadine al Patrono d’Italia con deposizione di una corona di alloro presso la statua posta all’esterno del Santuario ed offerta dell’olio durante la celebrazione eucaristica, mentre la vigilia si celebra il Transito di San Francesco con la presenza di tutte le famiglie francescane della Città.
Il Santuario è riferimento anche di tante associazioni e movimenti come il locale Gruppo Scout Agesci Messina 1, il Gruppo Scout Masci Messina 3, la Milizia dell’Immacolata, il Terz’Ordine Francescano e la Confraternita Santa Maria della Luce. Da anni si svolge al suo interno il pranzo di Natale della
Comunità di Sant’Egidio. Il 16 novembre 2019 l’Arcivescovo Mons. Giovanni Accolla ha conferito il titolo di Santuario a questo antico tempio cittadino.
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[fonte Collegamento Nazionale Santuari https://www.santuaritaliani.it ]