Il mare generatore di vita, spazio di incontro e accoglienza, crocevia di culture e commerci, orizzonte di speranza: tanti gli spunti di riflessione scaturiti dal terzo convegno nazionale dell’Apostolato del Mare promosso dalla Conferenza episcopale italiana, organizzato quest’anno dall’arcidiocesi di Messina Lipari Santa Lucia del Mela a Milazzo. “La cultura come via di dialogo – Profezie dal mare” è il tema della due giorni che ha radunato nella location tirrenica oltre settanta convegnisti provenienti dalle varie diocesi italiane, per discutere e confrontarsi sul tema della promozione del mare e della sua gente, richiamando l’importanza di rafforzare la sinergia fra realtà istituzionali, sociali e culturali del settore. A coordinare i lavori che si sono svolti all’hotel Eolian don Carmelo Russo, referente diocesano dell’Apostolato del Mare, il quale raccogliendo il contributo dei partecipanti ha voluto sottolineare il valore “degli otto mila chilometri di costa della penisola italiana, un dono e un compito anche per la Chiesa, che si impegna a promuovere e sostenere la testimonianza di vita cristiana e di solidarietà dei Centri Stella Maris e delle diverse associazioni e aggregazioni di fedeli nel settore dell’apostolato del mare”. Una realtà importante, che proprio il 4 ottobre scorso ha compiuto 104 anni e ad oggi conta 300 sedi in 54 sedi portuali di tutto il mondo, nata per accogliere e dare sostegno ai naviganti che, a ogni approdo, si ritrovano in luoghi sconosciuti, lontani da casa. “Se fino a pochi anni fa l’attenzione dell’Apostolato del Mare era rivolta esclusivamente ai temi spirituali e sociali, ora lo sguardo si amplia. Ai pericoli e alle solitudini di chi lavora si affiancano i problemi dell’ambiente marino, che hanno inevitabilmente ripercussioni sulla gente di mare.” A dichiararlo il direttore dell’Ufficio dell’Apostolato del Mare della Cei, richiamando l’enciclica di Papa Francesco Laudato Si’ alla quale si rifà il tema del convegno e sottolineando come “inquinamento, i cambiamenti climatici, la globalizzazione dei mercati, l’impatto antropico stanno cambiando gli ecosistemi mettendo a rischio diverse categorie come quella dei pescatori”. Se si pensa che il 90% delle merci di cui disponiamo arriva a casa via mare e che il commercio mondiale dipende dal lavoro marittimo, appare incomprensibile la poca attenzione rivolta alla gente di mare. A tal proposito Bignami si è soffermato sulla responsabilità della Chiesa nella formazione delle coscienze dei fedeli perché si aprano alla sensibilità verso il lavoro dei marittimi. Nel corso del convegno aperto dal saluto dell’arcivescovo Giovanni Accolla, del sindaco di Milazzo Pippo Midili e del neo comandante della Capitaneria di Porto Alessandro Sarro, si è parlato di dialogo fra i popoli e accoglienza in seno al Mediterraneo, una questione sempre più urgente come ricordato dal vescovo emerito di Mazara del Vallo Domenico Mogavero. In questa direzione si sono mossi gli interventi della sociologa palermitana della Rete teologica mediterranea Anna Staropoli e del direttore di Confitarma (Roma) Luca Sisto. Presenti fra gli altri il presidente dell’associazione Stella Maris di Milazzo Matteo Di Flavia e il rettore del santuario di San Francesco di Paola padre Saverio Cento – dove i convegnisti si sono ritrovati per la celebrazione – e mons. Gianrico Ruzza, vescovo promotore dell’Apostolato del Mare in Italia. Nel corso dei lavori spazi a un laboratorio esperienziale a partire dai racconti di Paolo Zanon, marittimo di Trieste, e Salvatore Salmeri, pescatore di Milazzo e a una proposta interattiva curata da Luisa Locorotondo, membro del Tavolo Custodia del Creato della Cei e dal pedagogista Lucio Vinetti, pedagogista.