La mattina del 4 marzo 2022, primo venerdì di Quaresima, ha reso l’anima al Signore il diacono Costantino Irrera, dopo pochi giorni dal suo ventesimo anniversario di ordinazione.
È nato il 4 aprile 1947 ed è cresciuto nel rione di Santa Marta a Messina. Sin da ragazzo la Parrocchia è stata il suo punto di riferimento per un cammino di fede che lo ha visto sempre impegnato, nella fedeltà al Vangelo, al servizio del sacerdote e della Comunità. Tanti gli incarichi che gli sono stati affidati, sempre ricoperti con quello zelo che sarà il comune denominatore di ogni suo impegno.
In Parrocchia Costantino incontra Milena, quella che sarà la sua amata sposa, anche lei impegnata nelle attività della Comunità; insieme faranno un cammino che nel 1974 li porterà all’altare del Signore per sancire nel sacramento del Matrimonio il loro amore. Un amore sponsale da cui nasceranno i figli Daniela e Luigi .
Viene ordinato diacono da S.E. Mons. Marra il 23 febbraio 2002. L’Arcivescovo lo volle lasciare a S. Marta per continuare il prezioso lavoro fatto fino a quel momento; un lavoro soprattutto svolto fuori dalla sacrestia, di prossimità agli ultimi, per raggiungere i poveri del quartiere, gli ammalati e le famiglie; i tre ambiti che hanno contraddistinto il suo servizio diaconale fino al giorno in cui le forze, che venivano meno con la malattia, glielo hanno permesso.
Nel 2008 viene inviato, dall’Arcivescovo Mons. La Piana, al servizio della parrocchia di “Stella Maris”; qui Costantino ritrova don Santino Musicò. Il diacono Irrera non si è mai risparmiato nel ministero e ha sempre assicurato una presenza viva e costante in tutta l’attività pastorale, nel servizio proprio del diacono nella liturgia, nella Parola e nella carità. Costantino era conoscitore attento delle Sacre Scritture e dei documenti della Chiesa che metteva in pratica negli insegnamenti e nella testimonianza di vita.
Purtroppo negli ultimi mesi si è ripresentata la malattia che circa venti anni prima aveva superato; questa volta il male incurabile lo ha afflitto con tanta sofferenza e dolori tanto da non lasciarlo neanche per un istante, ma sempre con la forza di chiedere al Signore: “Sia fatta la tua volontà”.