Venerdì santo 7 aprile la Chiesa celebra “il giorno in cui Cristo nostra pasqua è stato immolato”.
Per antichissima tradizione non si celebra l’Eucaristia. L’Azione liturgica consta di tre parti, attraverso le quali i credenti meditano la passione del Signore, accogliendo la forza redentrice del suo amore. L’ascolto della Parola con la narrazione del Passio, l’adorazione della Croce e la distribuzione della Santa Comunione sono i tre momenti che scandiscono la partecipazione dei fedeli al mistero della passione di Cristo Gesù.
La città di Messina in questo giorno rivive anche una secolare tradizione, attraverso la processione delle “Barette” che raccontano il cammino di Gesù dall’orto degli ulivi al sepolcro. L’Arcivescovo ha presieduto la liturgia nella Basilica Cattedrale e successivamente con il clero si è unito alla tradizionale processione, segno della condivisione con la storia del popolo messinese fatto di fede e tradizioni custodite nel tempo.
Al termine della processione, dinanzi la Cattedrale, Mons. Accolla ha voluto rivolgere ancora un suo pensiero ai tanti fedeli che si sono raccolti. Richiamando la paradossale logica evangelica del chicco di grano che porta frutto solo quando cade in terra e marcisce, ha esortato tutti al prepararsi ad accogliere la vita nuova, morendo all’uomo vecchio. Nel seguire autenticamente Cristo e nel riconoscersi suoi discepoli non si può prescindere da questa logica, che diventa stile di vita. L’Arcivescovo con determinazione ha indicato la strada da imboccare: “per rifiorire e diventare semi di speranza – ha affermato – abbiamo bisogno di vivere in umiltà, quasi sotto terra”, riaffermando quanto detto con forza all’inizio della Settimana santa e ribadito in questi giorni, ovvero uscire dall’atteggiamento di indifferenza e imboccare la strada della testimonianza, che conduce alla prossimità.