L’Arcivescovo presiede la Veglia Pasquale

In attesa della risurrezione del Signore, sabato santo 8 aprile, i fedeli si sono raccolti attorno all’Arcivescovo, che ha presieduto la Veglia nella notte santa.

Nella cornice della notte – la “notte della vera liberazione in cui Cristo, spezzando i vincoli della morte risorge vincitore dal sepolcro” – e con la forza dei gesti liturgici che sollecitano ogni uomo a passare dalle tenebre allo splendore della luce, l’Arcivescovo Giovanni ha amministrato i sacramenti dell’iniziazione cristiana a cinque catecumeni.  A Katia e Diana della parrocchia di S. Maria di Fatima in Barcellona, a Monica della parrocchia dei Santi Giuseppe e Martino in Spadafora, ad Emanuela della parrocchia di S. Maria Assunta in Faro superiore e a Jonathan della parrocchia di S. Clemente in Messina, l’Arcivescovo ha augurato “di poter vivere sempre con forza la gioia di questo momento e di testimoniare con audacia la fedeltà al Signore”.

Nella sua omelia, continuando il percorso tracciato nei precedenti giorni santi, ha esortato a guardare a Cristo, “Colui che ieri i nostri occhi hanno contemplato appeso al legno della croce” ed ora è risorto! Indicando, quindi, il Kyrios, ha affermato che “in Lui la storia della salvezza trova il suo compimento. In Lui la storia dell’uomo trova il suo significato. In Lui la nostra storia personale riceve luce, perdono e forza”, perché “non esiste nulla che in Cristo non trovi significato e pienezza”.

Nel ripercorrere le tappe della storia della salvezza narrate dalla Parola di Dio, l’Arcivescovo ha posto l’accento sulla creazione, voluta da Dio ricca di fascino e ricondotta attraverso la risurrezione di Cristo a pienezza di bellezza. Qui ha richiamato la responsabilità e la libertà di ciascuno, richieste affinché si realizzi il processo di trasformazione che conduce alla bellezza e alla verità. “È una trasformazione che si sviluppa nel profondo del cuore, che fa appello alla libertà e alla responsabilità della creatura”, ha affermato.

Infine, ha incitato a spingere lo sguardo oltre, fuori, verso orizzonti nuovi della quotidianità. È il mistero della risurrezione che dà slancio alla missionarietà della Chiesa e, dunque, ad ogni credente che voglia seguire il Signore. “Il Risorto non è rinchiuso in nessun luogo, ha detto il presule. Va cercato altrove, diversamente; è in giro per le strade, è un Dio da cogliere nella vita. Il Risorto ci invita ad uscire da Gerusalemme, il luogo del culto, per andare ad incontrarlo in Galilea, cioè nella quotidianità”.

Cristo è risorto! È veramente risorto! Alleluia!

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