La tragica vicenda di don Antonio Musumeci, sacerdote martire

Il 28 gennaio, presso il Centro diocesano di Azione Cattolica, è stata ricordata la figura di p. Antonio Musumeci, ucciso dai nazisti il 14 agosto 1943 a S. Alessio. L’iniziativa è stata organizzata dal Meic e dall’Azione Cattolica diocesana, nell’ambito della costante e proficua collaborazione che vi è – e che in questi anni si sta intensificando – tra le due aggregazioni che fanno parte della medesima famiglia associativa. L’incontro, si inserito nella “Settimana della Memoria” e nel “Mese della Pace” (tempo che l’Azione Cattolica ha sempre vissuto con particolare intensità), è stato aperto dai saluti dei professori Alberto Radazzo e Antonio Ignazio Arena (presidenti, rispettivamente, dell’Azione Cattolica diocesana e del Meic).
Il primo ha messo in luce, tra le altre cose, come il dovere di fare memoria possa essere ricondotto al dovere di fedeltà alla Repubblica di cui discorre l’art. 52 della Costituzione. Arena, invece, ha sottolineato l’antitesi tra l’impostazione personalista (in particolare cattolica) e il totalitarismo nazista, rilevando l’importanza della memoria per la definizione dell’identità personale e richiamando l’attenzione sui rischi insiti nel nazionalismo contemporaneo.

Si è poi tenuto un breve momento di riflessione e di preghiera guidato da p. Agrippino Pietrasanta (assistente ecclesiastico del Meic), prima di lasciare spazio alla relazione principale, tenuta dal Prof. Dino Calderone, che da tempo studia la tragica storia – purtroppo non molto conosciuta ma meritevole di approfondimento – del sacerdote martire. Calderone ha ricostruito i drammatici fatti del giorno dell’assassino del sacerdote. Questi chiese a gran voce ai soldati tedeschi di non uccidere due suoi compaesani. L’appello, lanciato dalla terrazza della canonica, non sortì effetti. I due furono ammazzati e subito dopo l’esecuzione i militari tedeschi si diressero verso la chiesa. La porta fu abbattuta con una granata. I soldati raggiunsero p. Antonio Musumeci. Lo torturarono e lo uccisero. Il corpo senza vita rimase sul terrazzo della canonica. Calderone ha voluto non semplicemente offrire una ricostruzione dei fatti, ma richiamare l’attenzione su una figura “eroica”, anche in ragione della consapevole decisione, nei giorni precedenti a quello della morte, di non abbandonare, pur in presenza di alternative, i fedeli rimasti in paese.

Alla fine, i presenti si sono ripromessi di approfondire ulteriormente la figura di don Musumeci attraverso un piccolo gruppo di studio che l’AC e il Meic intendono promuovere e coordinare nei prossimi mesi.

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