“Uscire dai nostri sepolcri”

Domenica di Pasqua 10 aprile, il Vescovo ausiliare Mons. Cesare Di Pietro ha presieduto il pontificale in Cattedrale.

Ripercorrendo i brani biblici, il Vescovo ha lasciato riecheggiare l’annuncio dell’angelo rivolto alle donne: “Non abbiate paura! È risorto, non è qui!”.

Alla luce di queste parole, il Vescovo Cesare ha riletto in chiave spirituale e antropologica la vocazione da risorti a cui uomini e donne sono chiamati. Nella risurrezione di Cristo risiede la pienezza di vita di ogni creatura umana: “Cristo è risorto e continua a essere vivo per aiutarci a vivere”. Nella sua vita abita la vita dell’uomo, il quale è chiamato a condividere “la felicità di una vita beata per sempre”.

Richiamando il racconto della risurrezione nella narrazione dei vangeli, ha soffermato l’attenzione dell’assemblea sull’immagine della pietra tombale rotolata dall’angelo sceso dal cielo in seguito ad un gran terremoto. In essa è racchiuso quell’invito alla speranza che permette di comprendere che ciò che è impossibile agli uomini è possibile solo a Dio. Quella pietra che non poteva essere rimossa da quelle donne, è stata ribaltata dall’azione di Dio. Una speranza che assume i toni dell’impegno coraggioso di lasciarsi tirare fuori dai propri sepolcri. “Abbiamo tutti bisogno – ha affermato il Vescovo – che qualcuno ci scuota, ci tenda la mano e ci tiri fuori dai nostri sepolcri. Di chi, prendendoci per mano, ci ricordi che non siamo più soli nelle nostre interminabili notti”. Un impegno che non ha dimensione solo personale, ma sociale e rivolgendosi alla città ha detto: “Messina risorga e rifiorisca per i germi di speranza e di bellezza disseminati a piene mani dal Signore Risorto nel nostro splendido territorio dello Stretto”.

Nel concludere la sua omelia, anche Mons. Cesare Di Pietro ha ricordato e “riconsegnato” l’impegno della missionarietà, l’ideale della Chiesa che, ascoltato il lieto annuncio, percorre le vie del quotidiano: “Il Risorto ci precede sulle strade degli uomini, sui sentieri polverosi della storia, sulla sabbia del quotidiano che ancora aspetta di essere calpestata per lasciarvi le orme indelebili del passaggio di Dio”.

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