Rinnovare le promesse sacerdotali per evangelizzare nella gioia

Messa del Crisma, 28 marzo 2024

Giovedì 28 marzo mattina, l’arcivescovo ha presieduto la Messa del Crisma che – come “epifania del Signore” – ha visto la Basilica Cattedrale accogliere un grande stuolo di sacerdoti, diaconi, religiosi e fedeli. Dopo il saluto ed augurio del vescovo ausiliare mons. Cesare Di Pietro, l’arcivescovo Giovanni ha voluto richiamare l’importanza del rinnovo delle promesse sacerdotali, quale espressione della evangelizzazione a cui la Chiesa – e i presbiteri in particolare – è chiamata, missione da vivere nella gioia.
«Con il rinnovamento delle promesse sacerdotali, vogliamo ulteriormente confermare la nostra fedeltà al Signore per annunciare il Vangelo, per curare le piaghe dei nostri fratelli, per liberare chi vive sotto ogni forma di schiavitù, per metterci in cammino come “pellegrini di speranza”, per consolare chi è nell’afflizione, per ungere con olio di letizia coloro che sono avvolti dal dolore, fisico e spirituale». Un annuncio, quindi, che si incarna nella storia quotidiana, che ha visibilità sociale e sa chinarsi sulle fragilità di ogni uomo e di ogni donna.
Il presule ha poi concentrato l’attenzione sulla gioia che ciascuno è chiamato a vivere nell’annunciare il Vangelo, affinché tutti e i sacerdoti specialmente «diventino attenti scrutatori delle piaghe del Signore così da poter guardare con tenerezza le piaghe del nostro cuore e quelle dei nostri fratelli. Un attento discernimento – ha aggiunto – e una maggiore consapevolezza ci tiene con i piedi per terra e apre il nostro cuore a prenderci cura, nella carità, gli uni degli altri».
Un forte appello, dunque, che sollecita l’autenticità: «sosteniamoci a vicenda, oltre le nostre quotidiane fragilità, con la preghiera, con la correzione fraterna, con la carità… vigilando per non cadere nella tentazione di strumentalizzare la carità. Sia essa testimonianza viva e vivificante di libertà, della Pasqua del Signore Risorto».
Un ultimo pensiero l’arcivescovo lo ha voluto rivolgere ai sacerdoti che ricordano i loro giubilei nel 25°, 50° e 60° di ordinazione. Ha quindi pensato ai sacerdoti anziani, ammalati e a quanti sono nella prova e, infine, ha voluto chiamare per nome sacerdoti, diaconi e religiosi che sono tornati alla Casa del Padre. Quasi, idealmente a guarda negli occhi ciascuno, l’arcivescovo Giovanni ha dato una carezza paterna dicendo ai presbiteri «grazie per il vostro ministero, che spesso si svolge tra tante fatiche, incomprensioni e pochi riconoscimenti».

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